Noviziato Mazzolin di Fiori
Da Passau a Vienna 3-12 agosto 2002
Sabato 3 Agosto 2002!… E’ una data importante per il noviziato “Mazzolin di fiori”, del gruppo Agesci Verona 9°. E’ il giorno in cui siamo partiti per la nostra route. Nostra perché l’abbiamo voluta, l’abbiamo preparata e organizzata insieme.
La route ci ha aiutato a fare comunità per raggiungere l’obiettivo di un anno intero, una delle tante tappe nel cammino nostra vita.
Il tempo del pensare al tipo di route da fare, il lancio ai genitori, il tempo dell’autofinanziamento, dei vari gruppetti logistico, canti, preghiere o dell’uscita per fare allenamento… in quel mattino d’agosto pareva molto lontano.
Era il nostro momento; partire, fare strada, per vivere da protagonisti e insieme una grande avventura!
Proveremo a raccontarvi con carta e penna la nostra route. Non sappiamo se le pagine che seguono siano capaci di trasmettervi quello che questo campo ha dato a ciascuno di noi. Noi ci proviamo! Ci piace però l’idea che la nostra esperienza non vada, col passare del tempo, smarrita nei nostri sbiaditi e lontani ricordi.
Noi non siamo scrittori di professione…
…se voi vorrete dedicarci qualche minuto del vostro tempo e un po’ di comprensione per leggere il nostro racconto, vi renderete conto di quale bellissima route, il noviziato “Mazzolin di fiori”, ha avuto la possibilità di vivere insieme, dal mattino di quel sabato 3 Agosto 2002.
Sono circa le 5.40 e, chi prima chi dopo, cominciamo ad arrivare sul piazzale della chiesa di S.Michele. E’ l’alba ed è un po’ duro svegliarsi presto, dopo settimane di vacanze. Il primo ad arrivare è il capo, Federico; fa finta di essere tranquillo, ma in cuor suo sente la responsabilità del campo e sui suoi sei ragazzi. Poi arrivano tutti gli altri: Valeria, Elisa, Nicola, Andrea, Enrico e Daniele. Con noi c’è anche Marco; non è un altro capo, ma il cuginetto di Federico. Fa l’educatore nella parrocchia del Beato Carlo Steeb (è una delle parrocchie dove è presente il Vr9°) e ha dato la sua disponibilità per accompagnarci in route. Marco si è gia inserito bene nel “Mazzolin di Fiori”; ha collaborato con noi a tutta la preparazione del campo.
Ci siamo tutti!! Partiamo.
Con le sole biciclette, senza il carico pesante e ingombrante delle borse, pedaliamo verso la stazione. I bagagli invece li porteranno i genitori con le macchine. Arrivati alla stazione di Porta Nuova, sul binario 1, incontriamo il clan del Bovolone che, come noi, fa la route sul Danubio. Appena arriva il treno, carichiamo bici e bagagli e prendiamo possesso dei nostri posti. I posti bici e a sedere li avevamo prenotati, per evitare inconvenienti e disagi durante il viaggio, sia in andata che al ritorno. In stazione ci sono anche Gianni, Grazia e Digno per salutarci con un “buona strada !”. E’ bello ed importante questo gesto; ci fa sentire che tutto il gruppo partecipa alla nostra esperienza. Sono le 6.40, puntuali partiamo in direzione Monaco. Il viaggio in treno corre via tranquillo; è un po’ noioso ma, con quattro e più chiacchiere e qualche canto le 6 ore per arrivare in Baviera, passano abbastanza veloci.
Arriviamo in stazione a Monaco verso l’ora di pranzo. Dopo aver scaricato bagagli e borse ci facciamo largo tra la gente, cercando il binario del treno per Passau. Abbiamo un’ora di tempo prima di ripartire e così ne approfittiamo per pranzare al sacco. Chi fosse passato per la stazione di Monaco di Baviera in quel momento, avrebbe visto un bel gruppetto di scout, alcuni con un fazzolettone giallo e marrone altri con un fazzolettone dove il colore dominante era l’arancione. Ancora in treno verso Passau, punto di partenza della nostra route. I tedeschi sono molto organizzati in fatto di trasporto bici sui treni, hanno delle belle e comode carrozze. Arriviamo nella città dei tre fiumi, sotto un bel sole e in un pomeriggio caldo quasi afoso (ricordatevi queste parole!). Ci prepariamo in assetto da “cicloroute”. Tiriamo fuori le borse dagli zaini (per comodità abbiamo usato, nel viaggio in treno, lo zaino perché, portato a spalle, lascia le mani libere) e partiamo alla ricerca del campeggio. Siamo in centro ed è un po’ tardi per cercare ospitalità. Pedaliamo lungo il Danubio attraverso questa bella città, ordinata, pulita e con molti turisti (purtroppo la rivedremo 10 giorni dopo in condizioni ben diverse). Il campeggio è pieno ma, potere dell’€, un posticino per noi e per il clan di Bovolone i gestori lo trovano. Ci sistemiamo, una doccia, un po’ di relax dopo una giornata di viaggio. Prima di cena, ci aggreghiamo al clan e partecipiamo alla S.Messa celebrata da don Alessio, che accompagna in route i ragazzi di Bovolone. “Ma quanti canti conoscono!!!???” Ci colpisce questo dei nostri amici del clan, e noi ascoltiamo (perché per noi erano tutti nuovi) i canti che accompagnano la celebrazione. Per cena, buste o pasta?… Abbiamo portato da casa 8 Kg di “vermicelli” e poi risotti, minestroni e creme in busta, in modo da avere un primo sempre a disposizione; per il secondo e la frutta avremmo fatto la spesa lungo il percorso. Questa scelta l’abbiamo pensata e fatta credendo di risparmiare; in realtà avremmo in seguito riscontrato che le buste, ma anche la pasta, costano come in Italia. Il sole è già calato e in cielo si vedono le prime stelle. Dato che l’indomani mattina saremo partiti subito, andiamo a fare 4 passi. Passau è una bellissima cittadina, anche vista di notte. Ordinata, pulita e tranquilla, soprattutto di sera senza i numerosi turisti che la popolano. Prima di ritornare al campeggio, ci fermiamo in un parco per fare la preghiera della sera sotto le stelle. Poi a nanna perché il giorno dopo s’inizia a pedalare…, verso Vienna. E’ domenica, e purtroppo il tempo non è dei migliori. La notte scorsa ha piovuto e in cielo le nuvole sono cariche di pioggia. Comunque la tristezza metereologica viene compensata dall’entusiasmo di salire in bicicletta e partire. Usciti dal campeggio dirigiamo verso un bel parco, dove iniziamo la giornata aprendo la bibbia e pregando insieme con la traccia che avevamo preparato a casa. Tema della preghiera al campo è il viaggio; viaggio di Gesù verso Gerusalemme, di S. Paolo, del popolo di Israele,… Abbiamo voluto che, ogni giorno e tutti i momenti di preghiera, fossero incentrati su un testo biblico. La Bibbia come bussola che indica la strada giusta. Volutamente poi, non avevamo un momento o un’ora fissa per pregare, ma cercavamo il posto e il momento più bello e indicato (ci siamo quasi sempre riusciti, anche se c’è ancora da fare).
Partiamo da Passau sotto una leggera pioggerella. Siamo un po’ goffi, dovreste vederci, sulle nostre bici stracariche; dobbiamo ancora abituarci a pedalare con tutto il carico che ci portiamo dietro. Per tutta la mattina superiamo e veniamo superati in continuazione dal clan di Bovolone. La pista ciclabile è una e oltre noi scout ci sono molte altre persone. La pioggia si fa più insistente, ma noi andiamo avanti. La media è buona e riusciamo a fare strada. Fortunatamente per ora di pranzo smette di piovere; ne approfittiamo per trovare un bel prato, vicino alla pista ciclabile, e sotto un bellissimo albero ci mettiamo a mangiare. “Che fame !!!”. La nostra dieta al campo era strutturata più o meno così: colazione abbondante con thé, pane e marmellata, a pranzo pasta e frutta, alla sera, per cena, busta (risotto, crema o minestrone) carne o formaggio, verdura e frutta. Più o meno avremo fatto 20-25 Km, questa mattina. Nel pomeriggio il cielo pare schiarirsi e pedalare diventa più piacevole. Ad un certo punto della pista, c’è la possibilità di traghettare sulla sponda opposta (noi siamo partititi sulla sinistra Danubio). Così pagato, un € a testa, su un bel barchino a motore, passiamo dall’altra parte (due o tre volte ci è capitato di attraversare in barca il Danubio).
In questo primo tratto, il Danubio corre incassato in una verdissima valle. Ogni tanto ci sono punti di ristoro per i numerosi cicloturisti e alcuni campeggi. E’ forse un limite, dal punto di vista scout, di questa pista: quello d’essere molto commerciale e turistica. A movimentare il pomeriggio c’è la caduta di Daniele, che coinvolge anche un ciclista proveniente dall’opposto senso di marcia. Un bel volo, ma fortunatamente nessuno dei due si è fatto male. Daniele ha qualche escoriazione sul braccio ma è un ”macho”. Cosi “maciniamo” chilometri e più avanti troviamo ,lungo la pista, una bella piazzola dove piantare le tende. Non c’è acqua, ma il posto è bello. Dopo esserci sistemati, dedichiamo un po’ di tempo alla Carta di Clan. C’era stata presentata tempo fa dai ragazzi del nostro clan, ma non avevamo mai trovato il tempo per leggerla e discuterla con calma e tutti insieme. Per noi, in noviziato è importante iniziare a conoscerla. Poi la cena… Forse ci mancava l’ispirazione… (non proseguiamo col racconto). Possiamo solo dirvi che non è stata delle migliori. Per tirarci un po’ su una chitarra, quattro canti in allegria e poi a nanna. Lunedì ci svegliamo con il sole, e siamo tutti di buonumore. Dopo poche pedalate Marco e Enrico, che il giorno prima erano stati in perlustrazione per cercare l’acqua, ci propongono di ritornare sull’altra sponda, quella sinistra per capirci; secondo loro e la cartina, c’era il paese dove fare la spesa. Noi ascoltiamo, e sempre su un barchino ri-attraversiamo il Danubio. Riprendiamo a pedalare; dopo una quindicina di Km vediamo sulla sponda opposta, quella destra, la cittadina di Aschach. “Grr !!!
” Fortunatamente c’è un ponte per raggiungerla. Il sole splende, ci fermiamo a fare la spesa e scorta d’acqua. La valle da qui si apre e la pista corre in mezzo a campi coltivati, è molto bello. Per pranzo ci fermiamo nella cittadina di Ottensheim. Stiamo pedalando bene,con buone medie e parliamo molto. Il pomeriggio siamo già a Linz. La nostra intenzione è di arrivare, prima di sera, a Mauthausen. Federico aveva preso accordi con un capo di Linz per essere ospitati, la notte tra martedì e mercoledì, in una base scout. Dato che eravamo di un giorno in anticipo, pensavamo di tornare indietro, da Mauthausen a Linz, il martedì in modo da non perdere questa occasione. Arrivati così a Mauthausen, prendiamo la strada che dirige verso il lager. Chiediamo ospitalità per la notte, ad una famiglia, che molto gentilmente ci indica un prato vicino alla loro casa. Scarichiamo le bici e piantiamo le tende. Prima di cena iniziamo un’altra attività che ci coinvolge a livello personale e che poi concluderemo, insieme, dopocena
.
Andiamo a letto sotto un cielo stellato; la notte piove e il mattino ci svegliamo sotto un cielo coperto di nuvole (strano??!! Sembra ci fosse già capitato). Oggi è martedì 6 Agosto 2002. Per la prima volta tutti e otto entriamo in un campo di sterminio nazista. Non è una visita turistica la nostra: e un’esperienza che ciascuno personalmente vive dentro di se e che in queste righe non vi possiamo raccontare; non avrebbe senso. La preghiera l’abbiamo fatta nella “famosa” cava di pietra di Mauthausen, ricordando tutte quelle persone che in quel luogo hanno visto finire, in modo tragico, il viaggio della loro vita.
Torniamo, poi, presso la casa vicino alla quale ci eravamo accampati. Avevamo lasciato lì le borse, per evitare la faticosa salita verso il lager con tutto il carico. Salutiamo marito e moglie che gentilmente ci avevano ospitato e doniamo loro, simbolicamente, un pacco di spaghetti come nostro ringraziamento. Dimenticavamo di dirvi che per le pubbliche relazioni in lingue tedesca c’erano Elisa ed Enrico, con gli austriaci e difficile parlare in inglese. Proseguiamo la nostra route. Non siamo riusciti a ricontattare gli scout di Linz e, per non tornare indietro per niente, decidiamo di dirigere le nostre bici verso Grein. Il tempo è variabile, qualche sprazzo di sole niente di più. Arriviamo a Grein che è quasi sera e sotto un cielo che minaccia acqua da un momento all’altro. Pernottiamo in campeggio, ma appena il tempo di piantare le tendine ed inizia a piovere. Prima a tratti, e ne approfittiamo per lavarci e cenare; poi sempre più forte e senza sosta. Facciamo un piccolo cerchio nella “tenda capi”. Siamo in 8 in quattro metri quadri; poi ognuno nella sua tenda. Piove, piove e piove. Il terreno non assorbe più e le tende sono inzuppate d’acqua sia dentro che fuori, da sotto e da sopra. Tutti speriamo che sia una perturbazione passeggera e che il giorno dopo torni il sole. Speriamo!!…
Mercoledì 7 Agosto inizia per noi l’avventura. Piove ancora non ha mai smesso dalla sera precedente, nuvole basse quasi da nebbia in Val Padana. Decidiamo di restare al campeggio un altro giorno, nell’attesa che smetta almeno di piovere. Diventa difficile farsi da mangiare, ma in qualche modo ci arrangiamo. Nicola, Enrico Marco e Federico vanno a fare un po’ di spesa e poi ad informarsi in stazione sui treni, in modo da poter proseguire in qualche modo.
Tornati al campeggio, il gestore dice che dobbiamo evacuare la struttura. Il Danubio cresce a vista d’occhio, ci sono pompieri ovunque e squadre della protezione civile. Ci indirizzano verso gli spogliatoi di un vicino campo da calcio. Il terreno di gioco si trova sullo stesso livello del camping, ma gli spogliatoi sono su una collinetta, una decina di metri più in alto. Con noi ci sono altri ciclisti, costretti anche loro, a lasciare il campeggio. Prendiamo possesso dello spogliatoio degli ospiti. Stendiamo tutto quello che abbiamo di bagnato. L’edificio ha anche una grande tettoia, tipo portico e tra un sopratelo e un catino, dopo esserci asciugati, ci mettiamo a preparare la cena. Piove ancora; sono trascorse più di 24 ore e non ha ancora smesso. Nella sfortuna, la fortuna di essere capitati in una struttura in muratura e asciutta. L’indomani mattina (giovedì 8 Agosto) ci svegliamo un po’ più tardi del solito. Apriamo la porta e usciti dallo spogliatoio ci si presenta davanti uno spettacolo che, subito ci meraviglia ma, col senno di poi, potevano definire terribile. Il Danubio è esondato; il fiume è uscito dagli argini. Il campo da calcio e il campeggio sono completamente sott’acqua. Sembra tutto un grande lago. Si vedono colonne di pompieri e le anatre sguazzare su quello che era un verde campo da calcio. Noi stiamo bene e siamo al sicuro. Ci dicono che la pista ciclabile è sott’acqua e chiusa in molti tratti. Contattiamo, allora, il capo scout che ci doveva ospitare a Vienna, chiedendogli se era possibile arrivare un giorno prima del previsto. Alla sua risposta affermativa ci prepariamo per raggiungere la stazione di Grein, e prendere il treno per Vienna.
Ci dispiace interrompere a metà strada la route, ma da come parla la gente del posto, sembra impossibile proseguire. In stazione a Grein, un ferroviere ci dice che la linea è interrotta e per raggiungere Vienna dobbiamo utilizzare i treni che percorrono un’altra linea ferroviaria. Carichiamo le bici e dirigiamo verso la cittadina di Amstetten, distante 20 Km da Grein. Lungo il tragitto fatto su strade normali, lo spettacolo è desolante; vediamo la pista ciclabile sommersa dal fiume, campi che sembrano risaie, pompieri che svuotano con le pompe una casa allagata. Fortunatamente ora non piove e, con qualche difficoltà, arriviamo in stazione ad Amstetten. Da lì prendiamo il treno per Vienna. Dal treno, solo campagne allagate, non è un bel panorama. Pensiamo alla strada che dovevamo fare pedalando. Vediamo Melk da dietro un finestrino. Siamo un po’ abbattuti ma non sconfitti, perché la nostra route continua. Dopo un paio d’ore di treno arriviamo a Vienna. C’è il sole!!! Sembra un altro mondo.
Non è difficile raggiungere la base scout del gruppo Vienna 15. Ci avevano dato precise indicazioni e l’indirizzo. La sede si trova presso la parrocchia di S.Anna, in pieno centro città. Conosciamo Georg, il parroco e poi Peter, il capo scout col quale abbiamo preso contatti. Il primo è molto espansivo e simpatico, mentre il secondo è un po’ freddino, ma sono molto ospitali.
Eccoci a Vienna allora; ha inizio un’altra route. Una delle prime cose che facciamo arrivati alla base scout è quella di stendere tutto quello che abbiamo di umido o bagnato. La sede si trova nei sotterranei della chiesa, non ci sono finestre e per cambiare l’aria si devono accendere dei ventilatori. C’è un piccolissimo cortile, ricavato tra le case vicine e la chiesa. A noi fa molto comodo per parcheggiare le bici, stendere e mangiare “all’aperto”.
Venerdì decidiamo di fare una visita “turistica-stile scout”, alle bellezze della città. Come fanno i turisti, armati di guida, giriamo per la città. La comoda sistemazione presso gli scout del Vienna 15, ci permette di tornare a “casa” per il pranzo, per fare da mangiare con i nostri fornellini. I vermicelli sono pratici da portare nelle borse ma iniziano un po’ a stufare, dopo quasi una settimana di campo. Tra una visita e l’altra la giornata corre via veloce. Per il giorno dopo abbiamo in programma una pedalata. Si!…, siccome il tempo tiene, pensiamo di fare un pezzo di pista ciclabile a ritroso. Il sabato, sveglia di buon mattino e poi tutti in sella. E’ bello pedalare per le strade di una grande città, alle prime luci dell’alba, quando la gente e i turisti in giro sono pochi. Guadagniamo in poco tempo la periferia e poi la campagna. Sulla pista e nelle case più vicine al fiume si vedono ancora tracce dell’esondazione. La gente pulisce dal fango strade e giardini. A parte questo, la giornata è splendida. Senza le borse si viaggia veloci e riusciamo a fare una cinquantina di chilometri, oltrepassando la cittadina di Tulln. Incontriamo per strada anche il clan di Caldiero. Ci sono più RS da Verona sul Danubio che nella nostra zona!! …per pranzo? Vermicelli!! Sono gli ultimi gli abbiamo finiti. Finalmente!! Torniamo verso Vienna ripercorrendo la pista ciclabile fatta il mattino. Arriviamo che è quasi sera, dopo aver fatto, tra andata e ritorno, 101 Km.
Di tutto il percorso della route, circa 320 Km, restano purtroppo da fare un centinaio di Km, …che peccato!!! Arrivati alla base facciamo la doccia, uno per volta nel bagno del parroco. Anche se eravamo in città, nel bagno della sede era già impegnativo lavarsi i denti.
E’ domenica e purtroppo il tempo è pessimo, ma almeno non piove. Approfittiamo per andare sulla ruota del Prater e per comprare qualcosina per la fiesta di fine route. Come fare fiesta in Austria, senza una Sacher??!!… Appena rientrati in sede, sull’ora di pranzo, inizia a piovere, prima a catinelle poi, come si dice dalle nostre parti, “a sece roerse”. Così siamo costretti a fare la verifica dell’anno e del campo nella “catacomba”, come noi chiamavamo la sede scout. La base è molto bella e curata; dovremmo imparare noi del Vr9°. “Catacomba” solo perché è sotto la chiesa. Fuori piove talmente tanto che inizia ad allagarsi anche il sotterraneo dove siamo noi, costringendoci a farci dare secchi e stracci per togliere ed asciugare l’acqua. Risolto il problema, andiamo alla Messa nella parrocchia di S.Anna. Ovviamente è in tedesco, le parole non si comprendono, ma ugualmente riusciamo a vivere e partecipare alla celebrazione. E’ proprio strano che persone provenienti da nazioni diverse nella Casa di Dio si sentano tutte uguali e non a disagio.
La sera, cena con gli ultimi avanzi, qualche extra e poi foto di gruppo con il nostro trofeo: la Sacher!
Siamo contenti, la route è andata bene, anche se in alcuni momenti è stato anche troppo avventuroso (poveri illusi… non è ancora finita!!) Il giorno seguente, lunedì, si torna a casa. 12 Agosto 2002. lunedì. Fortuna vuole che inizi a piovere appena arrivati in stazione. Poco importa, abbiamo solo due treni da prendere e a sera saremo a Verona! Il nostro treno parte puntuale alle 11.16 da Vienna; secondo la tabella di marcia saremo a Kufstein per le 15.44 del pomeriggio. Siamo rilassati. Dai finestrini si vedono solo campi allagati e strade chiuse. E’ un vero disastro e continua a piovere. In alcuni tratti solo la massicciata della ferrovia è fuori dall’acqua. Passata la stazione di Linz, il capotreno ci dice che dobbiamo scendere perché, più avanti, nella zona di Salisburgo, tutto è bloccato. Non si va oltre, almeno per noi. Scendiamo alla stazione di Wells. Non sappiamo dove ci troviamo, ci hanno detto che solo da qui possiamo prendere il treno per Passau. E’ l’unica possibilità per raggiungere la direttrice per Monaco. Fa freddo, piove e restiamo in attesa di un treno con trasporto bici per Passau. Hanno detto che per i biglietti non ci sono problemi; ci fidiamo, ma siamo totalmente allo sbaraglio. Non siamo scoraggiati; sempre avanti! Prendiamo il treno e il paesaggio è sempre lo stesso. Purtroppo la deviazione forzata che abbiamo fatto, ha allungato di molto il nostro tragitto. Diventa difficile arrivare in orario a Monaco e prendere il treno per Verona che avevamo prenotato. A Passau ancora pioggia forte. Com’è cambiata in una settimana! Sono passate le 17 quando prendiamo il treno per Monaco. Ormai l’EC83 Monaco-Verona delle 17.30 è perso; noi siamo ancora a più di due ore di treno da Monaco. Arriviamo a Monaco alle 19.15 circa, il nostro problema ora è quello di trovare un altro treno che trasporti biciclette, per tornare a casa. Le bici sono diventate una palla al piede, perché non tutti i convogli hanno la possibilità di trasportarle. Le nostre prenotazioni non valgono per altri treni e bisognerebbe rifarle con almeno 24 ore d’anticipo. C’è un treno da Monaco alle 23.40 che arriva a Verona alle 05.12. Insistiamo con alcuni addetti dell’ufficio informazioni della stazione per poter caricare le bici. Alla fine troviamo una signorina che ci dà una mano. Rilascia un documento con le motivazioni che ci hanno costretto a questa situazione d’emergenza, da presentare al controllore. Siamo speranzosi ma non ancora del tutto certi di poter tornare a casa con quel treno. Abbiamo ancore più di tre ore da aspettare in stazione. Dopo la colazione del mattino non avevamo mangiato altro. Mangiamo i panini e cerchiamo di ingannare l’attesa. Alle 23.10 arriva il treno; è ancora vuoto perché parte proprio da Monaco, ma c’è parecchia gente. Carichiamo le bici su una carrozza che ha soli sei posti per i mezzi a due ruote. Poi occupiamo i posti e… finalmente si parte!! Torniamo a casa. Il viaggio è tranquillo. Il controllore non fa nessun problema; guarda solo i biglietti, tutto ok. Anche l’ultimo ostacolo sulla via del ritorno è superato… dormiamo un po’.Arriviamo a Verona puntuali, ci aspettano i genitori. E’ martedì 13 Agosto 2002. Siamo stanchi e felici. Siamo a casa. Torniamo a S.Michele come quando siamo partiti: noi in bicicletta e bagagli ai genitori in macchina. Con un cerchio e un “Padre nostro” concludiamo tenendoci per mano la nostra route. Mano nella mano come abbiamo fatto per 11 giorni, come in un “Mazzolin di fiori”, dove ogni fiore è più bello perché non è solo, ma insieme ad altri.
La nostra route, o permetteteci Avventura, è finita. Non la volevamo così, non è stata come l’abbiamo pensata e progettata. E’ diventata qualcosa di più. Non resterà solo come un ricordo nelle nostre menti. Sarà un segno indelebile nei nostri cuori, segno di come, 8 ragazzi (anche Federico e Marco non sono poi vecchi) con fede e voglia di stare insieme sono riusciti a “buttare il cuore oltre l’ostacolo”…qualsiasi ostacolo.
Grazie.
“…vorremmo anche ricordare tutte quelle persone per le quali l’alluvione non è stata parte di una grande avventura, ma un evento tragico della loro vita. A chi ha perso la casa, il lavoro o una persona cara, per chi ora non ha speranza per il proprio futuro.
A loro il nostro pensiero e la nostra preghiera.”
Il noviziato “Mazzolin di fiori”
Agesci Vr 9°
Andrea, Valeria, Enrico, Daniele, Elisa, Nicola, Federico & Marco